Bridge, dall’inglese ponte. Nel periodo che anticipava l’ingresso nel mercato delle Mirrorless questo tipo di fotocamera ha avuto il suo momento d’oro. Oggi si parla sostanzialmente di una nicchia di mercato praticamente moribonda dal punto di vista commerciale.
I Brand hanno ridotto in modo esponenziale il catalogo, sebbene si trovino ancora e puntino tutto su alcuni particolari, come la potenza di zoom, i cosiddetti “super zoom”, che ha raggiunto livelli impressionanti.
Andiamo con ordine, le Bridge hanno un sensore molto piccolo, pari a quello delle fotocamere digitali compatte o tascabili. Questa scelta ha permesso di agganciare delle ottiche multifocali di tipo fisso (cioè non intercambiabili) che avvicinandosi e allungandosi, rispetto al sensore stesso, riescono a raggiungere livelli incredibili di zoom, ma chiaramente tutto ciò va a dispetto della quantità di luce che riesce ad entrare e colpire il sensore.
In sostanza questi zoom tutto fare, perché partono da focali di 18-20 mm fino a raggiungere e superare i 1000 mm, funzionano solo in pieno giorno e con ottima esposizione solare, viceversa in condizioni di luce già serale la questione si fa complessa ed intervengono i classici “rumori” sull’immagine.
Questo si traduce anche in valori di F stop, cioè di luce che può colpire il sensore, molto variabili. Con l’ottica compressa, quindi a 18-20 mm magari si ottengono anche valori discreti, ma al momento in cui lo zoom, composto da vari corpi, comincia ad uscire dal corpo macchina, gli F stop peggiore in modo esponenziale, arrivando a livelli di F7, F8 che è davvero “scuro”.
In tutto questo si aggiunge che il meccanismo retrattile piuttosto importante dello zoom richieda un corpo macchina importante, non a livello di reflex, ma molto vicino. Lo zoom per altro è al 99% dei modelli motorizzato, se da una parte può sembrare un vantaggio, dall’altra spesso è molto lento e consuma batteria. Che mi risulti solo la Fuji aveva introdotto delle reflex con le ottiche a movimentazione manuale. Per altro un modello che ho avuto modo di provare per circa un anno e devo dire che funzionava davvero bene.
I vari brando poi hanno aggiunto le più svariate funzioni software, spesso con ingegnosi sistemi per cercare di ovviare l’ovvio tremolio in caso di zoom così estremizzati. In altri aggiunte di vario tipo come la possibilità di fare panoramiche o a 360°, foto HDR e così via.
In conclusione si tratta come anticipato all’inizio dell’articolo di un mondo della fotografia segnato a dover scomparire per forza. Molto spesso soluzioni delle bridge sono state trasportate sulle compatte tascabili se non addirittura negli smartphone. Dall’altra parte le Mirrorless offrono troppo di più in termini anche solo di resa dell’immagine. Le Bridge in ambienti chiusi o notturni sono sostanzialmente inutilizzabili, o difficilmente utilizzabili, quindi il loro ambiente ideale può essere le gite in montagna o la fotografia naturalistica dove è necessario inquadrare soggetti molto distanti.